L’annata risicola si chiude su prezzi elevati ma sul mercato pesa l’incognita siccità

I prezzi dei risoni nazionali rilevati dalle Camere di commercio e dalle Borse Merci hanno registrato un’ulteriore forte crescita nel secondo trimestre dell’anno, spinti dalla domanda dell’industria risiera e dalla ridotta disponibilità di prodotto sul mercato. Solamente nella seconda parte di maggio sono emersi dei segnali di maggiore stabilità, con alcuni cali in avvio di giugno, dettati dalla riduzione della pressione all’acquisto dell’industria. I prezzi di molte varietà chiudono l’annata risicola su livelli storicamente elevati. È il caso del Carnaroli che registra una crescita di quasi il +120% rispetto a giugno 2021. Ampia crescita anche per le altre varietà dei Lunghi A, con rialzi superiori al +60% per Arborio e S. Andrea e al +70% per il Baldo. Per i Tondi, i prezzi del Selenio sono raddoppiati rispetto ai livelli di un anno fa. Variazione simile per il Lido appartenente al gruppo Medio. In crescita anche i Lunghi B, che mettono a segno un rialzo del +40% rispetto allo scorso anno. Sul mercato risicolo pesa però l’incognita sul prossimo raccolto a causa della carenza idrica che si sta registrando nelle zone di produzione, particolarmente grave nelle zone del pavese, del novarese, del milanese e nell’area del Delta del Po. A valle della filiera, si accentua la dinamica inflazionistica per i prezzi al consumo del riso: la crescita su base annua è passata nell’arco di sei mesi dal +2,3% di dicembre 2021 al +13,7% di giugno. Sul fronte del commercio estero, nel primo trimestre del 2022 tornano a crescere i volumi esportati di prodotti risicoli, con un aumento del +7% rispetto ai primi tre mesi del 2021. Balzo in avanti dell’import (+29,5% in volume) trainato dai maggiori arrivi di riso lavorato (+192%). In calo l’import di risone. Il saldo attivo della bilancia commerciale cresce del 16% su base annua, raggiungendo la soglia dei 137 milioni di euro nel primo trimestre del 2022.